La prima ed unica serie papale espressa con questa valuta debuttò il 1° gennaio 1852. Come tutte le produzioni classiche, offre notevoli possibilità di approfofondimento.
Undici tagli e un misterioso non emesso
Era la moneta in uso fino al 1866: lo scudo, allora equivalente a 5.375 lire e suddiviso in 100 bajocchi. Come tale, figura impiegato nella prima emissione di francobolli uscita con il 1° gennaio del 1852 e rimasta in vigore fino al 20 settembre 1867. Quarto fra gli Antichi Stati Italiani a dotarsi di cartevalori postali, il Pontificio puntò ad un unico soggetto: le chiavi decussate, sormontate dal triregno riprodotto in cornici differenti, ed impiegando carta in alcuni casi colorata così da facilitare il riconoscimento del singolo taglio.
Undici complessivamente i nominali, da 1/2, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 50 baj e 1 scudo a cui, per completezza, bisognerebbe aggiungere il 20 baj “Giallino”, stampato sei anni dopo pensando alla tariffa semplice per la Francia ma, che per motivi rimasti sconosciuti, non fu mai emesso (se ne conoscono due fogli interi, uno dei quali conservato al Museo Filatelico e Numismatico Vaticano, e un esemplare singolo). Una serie particolarmente pregiata, soprattutto nei due facciali più alti distribuiti presso le direzioni postali o esclusivamente a Roma.
Ma non solo: come tutte le produzioni ottocentesche, offre particolarità di stampa ed impieghi ragguardevoli, una ecellente selezione presentata nel volume pubblicato da Zanaria “Stato Pontifico 1852 -1870” di Alberto Barcella, Giorgio Bizzarri, Angelo e Mario Zanaria. Qui sono documentati, ad esempio, l’uso nel primo e nell’ultimo giorno, ma anche l’unico caso riportante la data del giorno precedente l’uscita ufficiale, il 31 dicembre 1851! Un’ampia rassegna, inoltre, riguarda, nominale per nominale, blocchi di varie dimensioni, tariffe, destinazioni e quant’altro.
“La lunga durata di quest’emissione - scrivono gli esperti nello studio - comportò un gran numero di tirature, con cambiamenti anche molto notevoli nella qualità e nel colore della carta, generando quella grandissima varietà di francobolli dello stesso valore che ha contribuito a rendere tanto cari ai collezionisti di francobolli” stessi.
Un utilizzo particolare è offerto dai sezionati, cioè dagli esemplari suddivisi in più parti per coprire – in mancanza di tagli adeguati - tariffe più basse. Di norma era una pratica tollerata solo in casi eccezionali, poiché si prestava agli abusi dal momento che si potevano in questo modo recuperare cartevalori già usate ma in parte sfuggite all’annullo. L’ultimo catalogo a prezzi netti “Filatelia e Storia Postale” propone alcuni esemplari come il ½ il 6 baj i quali, contro una valutazione di catalogo, rispettivamente, di 17.500 e 9.000 euro, sono proposti a 8.500 e 4.700.
Dal Pontificio alle Romagne per una curiosità: la stessa moneta venne mantenuta nel 1859 per l’emissione provvisoria delle ex Legazioni (Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna), ribellatesi al potere papale e che sarebbero passate presto sotto Torino.